Randi Ingerman, il dramma della malattia: «Se vado in crisi, mi picchio la faccia»

545-randi-ingermanRandi Ingerman rivela il suo dramma. «Sono appena tornata da Miami. Mia sorella, che non ha neanche 50 anni, era malata da 20, stava morendo. Ha avuto il trapianto di rene che le serviva, grazie a un giovane di 17 anni che purtroppo ha perso la vita. Io oggi credo ai miracoli». Randi Ingerman a Domenica Live racconta la sua storia e la sua malattia. Soffre infatti di crisi epilettiche.

«Ho avuto la prima crisi nel 2009 – dice – ma se capita solo una volta ti dicono che magari era stanchezza, esaurimento. Poi sono stata male dopo che il mio compagno mi ha lasciata, sì lasciano anche me… Fino a oggi ho avute 160 crisi. Mi propongono un intervento al cervello, molto pesante, sono terrorizzata. Io cerco di reagire. Mi hanno trovato già due volte quasi morta in casa».

Randi Ingerman entra nei dettagli delle crisi: «Mi prende una crisi, se sono da sola mi picchio la faccia, chiamo un’ambulanza. Io dico a tutti: soffro di epilessia, se mi vedi che tremo mettimi così.. Io vivo da sola, ho un amico un compagno non so come definirlo ufficialmente, ma non viviamo insieme. E comunque quando vivevo con un compagno è successo, io ero in bagno, lui guardava la partita, non mi ha sentita. Le crisi durano un minuto, un minuto e mezzo. Il mio messaggio è: non dobbiamo vergognarci di starci male».

Gigi D’Alessio picchiò i paparazzi: chiesti tre anni per il cantante

La Procura di Roma ha chiesto una condanna a tre anni di carcere per il cantante Gigi D’Alessio, accusato di rapina. Si tratta una vicenda che risale all’11 gennaio del 2007: una lite scoppiata fuori l’abitazione dell’artista tra lo stesso D’Alessio, il suo assistente e due fotografi che cercarono di immortalare la sua residenza.

1472718001228.jpg--gigi_d_alessio_e_finito_sul_lastrico___non_ho_piu_un_soldo__ecco_cosa_faro_adesso_A chiedere la condanna il pm Cristiana Macchiusi davanti ai giudici della prima sezione penale. La sentenza è attesa per il 22 giugno. Nel corso della scorsa udienza D’Alessio, difeso dall’avvocato Francesco Compagna, si era difeso negando la rapina: «Non è certo mia abitudine litigare, ero a casa mia all’Olgiata e fui avvertito dai custodi che erano stati allontanati due paparazzi che cercavano di fotografare la mia abitazione. Loro si misero di fronte a casa mia, appostandosi sulla braccianese da dove si vede bene la mia casa».
D’Alessio ha aggiunto che «di fronte alla loro insistenza, decise di affrontarli uscendo da casa assieme al suo assistente, volarono delle parole grosse quando incontrò i due paparazzi. Ci fu anche una colluttazione: »io chiedevo le fotografie ma mi dissero che non avevano fotografato nulla. Le macchine fotografiche – ha concluso – non le presi per impadronirmene ma furono i fotografi a consegnarmele per dimostrare che non avevano fatto foto. I borsoni con gli apparecchi li diedi poi ai carabinieri che hanno fatto un regolare verbale«.