Chiara Ferragni, l’attacco di Potere al Popolo: «La bionda svuota di contenuto le nostre battaglie»

4080949_1910_ferragnChiara Ferragni in questo periodo sembra sotto attacco da diversi avversari. Ancora una volta sembra essere in guerra. In realtà, il più delle volte è presa di mira da altri e non vicevarsa. In questo caso l’attacco arriva dal fronto politico addirittura. Infatti, Potere al Popolo attacca Chiara Ferragni e lo fa attraverso le dichiarazioni del suo leader Viola Carofalo. Con un post apparso sul suo profilo Facebook, l’attivista ha preso di mira la fashion blogger perché sarebbe simbolo della cosiddetta «spettacolarizzazione (o peggio ancora la “mercificazione”) della lotta antisessista e contro modelli definiti dall’altro, che rischia di svuotare di contenuto le nostre battaglie». La Ferragni, infatti, ha fatto da testimonial per una campagna della Pantene contro l’hair shaming, ovvero «una campagna per accettarsi, per non sentirsi obbligate ad adeguarsi ai modelli vigenti in materia di capelli».
Viola Carofalo, concentrata sulle battaglie per i diritti sociali, ritiene stavolta opportuno e prioritario sollevare pubblicamente questa polemica scrivendo: «La testimonial non è una ragazza con gli afro, o, per fare un altro esempio, una donna con pochi capelli perchè sta facendo la chemio. È Chiara Ferragni: lunghi capelli biondi sempre in piega (fatti suoi, ma mi sembra una testimonial surreale)». Per la leader di Potere al Popolo il coinvolgimento di personaggi come la Ferragni è da evitare in certe battaglie, per non sminuirle e, così, riuscire a «battere la destra populista, che oltre a instillare odio, sessismo e razzismo si appropria e stravolge continuamente i nostri contenuti (il reddito, la lotta alla povertà, la critica alle istituzioni europee)».

“Corona a Capri? Non era adeguato”. Ecco cos’ha deciso il giudice

Costeranno cari gli scatti hot a Capri a Fabrizio Corona che  non potrà «abbandonare il territorio della regione Lombardia», né fare viaggi all’estero e dovrà tenere una condotta «adeguata» al percorso di affidamento ai servizi sociali. Queste sono le nuove prescrizioni disposte dal tribunale di sorveglianza di Milano per l’agente fotografico che qualche settimana fa è andato in vacanza a Capri senza «alcuna autorizzazione».

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Le fotografie pubblicate dai media a fine maggio e che ritraevano Fabrizio Corona, affidato in prova ai servizi sociali e tornato a vivere a casa sua lo scorso ottobre, su una barca a Capri durante un week end, con tanto di effusioni ‘hot’ tra lui e la cantante Silvia Provvedi, sono immagini che mostrano una «condotta non adeguata» al percorso che sta seguendo per scontare la pena. Lo spiega il giudice del Tribunale di Sorveglianza di Milano Giovanna De Rosa nel provvedimento, notificato all’ex ‘re dei paparazzì lo scorso 14 luglio, con il quale ha rettificato le prescrizioni disponendo, tra le altre cose, che non potrà lasciare la Lombardia.  Lo scorso 6 luglio, era stato il sostituto pg Antonio Lamanna a chiedere al giudice accertamenti e chiarimenti proprio su quelle foto e su quella vacanza. Nel suo provvedimento il giudice chiarisce che la Sorveglianza non ha mai concesso alcun «intervallo di vacanza» a chi è in affidamento. Corona, tra l’altro, non potrà diffondere immagini, né parlare «pubblicamente» dei suoi processi.  IL GIUDICE ​In pratica, il sostituto pg Lamanna ha chiesto al giudice De Rosa se l’ex ‘re dei paparazzì fosse stato autorizzato alla vacanza e se avesse rispettato, anche alla luce di quelle foto apparse sui media, i profili di «continenza» previsti nel percorso di un affidato ai servizi sociali. E il giudice col suo provvedimento ha dato una sorta di ‘ammonizionè a Corona con relativa ‘strettà sulle prescrizioni che mano a mano erano state allargate nei mesi scorsi. E ciò, ha chiarito il giudice, alla luce di alcuni «episodi», tra cui la vacanza non autorizzata a Capri, che hanno dimostrato la «necessità» di tornare a limitazioni rigide, come quella di non lasciare la Lombardia.  Sono state ripristinate per l’ex ‘fotografo dei vip’ anche le precedenti limitazioni di orario: dovrà rimanere nella sua casa a Milano dalle 23 alle 7 del mattino. Il giudice, infatti, nel suo provvedimento mette in evidenza anche la «discontinuità» mostrata da Corona rispetto alle «regole» nel suo percorso di affidamento in prova. Dopo questo ‘cartellino giallò, Corona dovrà tenere una condotta «adeguata», dovrà essere autorizzato volta per volta per i suoi spostamenti lavorativi, non potrà parlare in pubblico della sua vicenda giudiziaria, né diffondere immagini. Il suo profilo pubblico di Facebook è fermo al 13 luglio scorso. Lo scorso 27 ottobre, Corona, prima scarcerato dopo due anni e mezzo di detenzione e poi affidato alla comunità di Don Mazzi, era potuto tornare a vivere nella sua casa perché aveva ottenuto, come chiesto dai legali Ivano Chiesa e Antonella Calcaterra, l’affidamento in prova «sul territorio».